Enrico Caccialanza si avvicina alla fotografia già da bambino e questa passione accompagna tutta la sua vita. La fotografia è sicuramente il mezzo artistico che predilige, anche se negli anni si dedica ad altri ambiti, sperimentando la pittura, la scultura, tecniche miste nelle quali assembla diversi materiali e utilizza diversi media, fino ad arrivare all’uso delle tecniche digitali, mixate sapientemente con l’aspetto più manuale del fare artistico.

Enrico Caccialanza vede nella fotografia un legame indissolubile con l’essenza del ricordo, e in una sorta di sineddoche la propone come qualcosa altro da sé: lo scatto di un pensiero, di un sentimento e nel farlo si svela e fa emergere la propria interiorità.

Nelle Polaroid l’artista interviene con metodologie tipiche della poesia visiva: lavora sulle pellicole, le apre, le sovrappone, pratica vere e proprie cancellature, inserisce scritte o altre immagini. Sono tutti interventi di manipolazione dell’immagine che tendono a evidenziare ciò che non è evidente: la cancellatura è vista come mezzo per imporre un significato differente, portato da quei frammenti che si trovano a costituire un nuovo ambito semantico.